Al Nu’man è un piccolo villaggio di 200 abitanti situato tra Gerusalemme e Betlemme. Nel 1967 Israele ne ha annesso la terra al Comune di Gerusalemme, mentre ha mantenuto ai residenti la Carta di Identità della Cisgiordania.
Dalla costruzione del Muro di Separazione nel 2004, questo “assurdo tecnico” ha tramutato la loro vita in un incubo. Gli abitanti sono oggi intrappolati tra Gerusalemme, in cui non possono entrare senza un permesso rilasciato dalle autorità israeliane, e il Muro di Separazione, che li divide dal resto dei territori occupati della Cisgiordania.
Il loro unico collegamento con il mondo esterno è attraverso un checkpoint gestito da guardie armate. Per andare a scuola, al lavoro, o a comprare il cibo, gli abitanti dipendono dai capricci dei soldati al checkpoint.
Nessuno ha il permesso di attraversare il chekpoint, a parte gli abitanti del villaggio – i nipoti non possono visitare i nonni, i medici non possono assistere i malati, nessuna coppia appena sposata può costruire la propria casa nel villaggio. Al Nu’man sta diventando una prigione a cielo aperto.
Allo stesso tempo, l’espansione dell’insediamento israeliano di Har Homa e l’anello stradale previsto attorno a Gerusalemme costeggeranno il villaggio da ovest a est, demolendo ulteriori abitazioni.
Lo Stato di Israele non si fermerà davanti a niente per liberarsi di questo villaggio palestinese non voluto. Questa è la storia di Al Numan.
I suoi abitanti hanno fatto tutto quello che potevano per combattere l’imprigionamento del loro villaggio, e si sono recentemente appellati all’Alta Corte Israeliana, dove il caso è ancora in discussione. Hanno disperatamente bisogno del supporto della comunità internazionale.